War. Al centro dei conflitti, al cuore del potere by Bob Woodward

War. Al centro dei conflitti, al cuore del potere by Bob Woodward

autore:Bob Woodward [Woodward Bob]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, American Government, General
ISBN: 9788828216193
Google: wDYpEQAAQBAJ
editore: Solferino
pubblicato: 2024-10-13T22:00:00+00:00


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Il segretario di Stato Antony Blinken atterrò in Israele la mattina di giovedì 12 ottobre e andò direttamente a incontrare Netanyahu. Quando la Casa Bianca voleva qualcosa da Israele c’erano due strade. O il segretario andava laggiù e cercava di ottenerla da Bibi oppure il presidente gli telefonava. Spesso nessuna delle due funzionava.

Con una mossa assolutamente inusuale, Netanyahu portò Blinken dritto nella War Room, il luogo privato dove venivano prese le decisioni, la Kirya. Bibi presentò Blinken al nucleo fondamentale della leadership politica e militare di Israele che stava pianificando la risposta militare a Gaza.

«Ci servono tre cose: munizioni, munizioni e poi ancora munizioni» dichiarò il primo ministro israeliano. Blinken non era stupito che la prima esigenza di Netanyahu fosse quella.

Su uno schermo in fondo scorrevano video ripugnanti e fotografie crude degli attacchi del 7 ottobre. Corpi umani carbonizzati, bambini bruciati. Era difficile distogliere lo sguardo.

«Siamo dalla vostra parte» disse Blinken a Bibi e al suo Gabinetto di sicurezza. «Siamo con voi. Vi sosterremo. Abbiamo già istituito dei canali e stiamo parlando di come consegnare le forniture. Ci stiamo dando da fare in quel senso» ripeté. «Siamo dalla vostra parte.»

Gli Stati Uniti stavano già fornendo munizioni e intercettori per alimentare l’Iron Dome, il sistema di difesa aerea di Israele che distrugge missili e proiettili di artiglieria sparati da distanze fino a 65 chilometri.1 Il primo cargo con a bordo armamenti avanzati per Israele era atterrato alla base aerea di Nevatim, nel Sud del Paese, due giorni prima.

L’America fornisce ogni anno a Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente, più di tre miliardi di dollari in aiuti militari, e il Pentagono tiene scorte di armi e munizioni in cinque o sei siti nel Paese.2 Scorte che erano già state intaccate per mandare proiettili da 155 mm all’Ucraina. Ce n’erano altri nel corridoio per i rifornimenti a Israele, disse Blinken.

Passando alla questione più immediata, Blinken chiese: «Cos’ha intenzione di fare Israele con i civili di Gaza?».

La striscia di Gaza, ancora controllata da Hamas, è uno dei luoghi più densamente popolati del pianeta.3 I suoi 2,2 milioni di abitanti sono schiacciati in un’enclave isolata di 46 chilometri quadrati che confina con l’Egitto, Israele e il Mar Mediterraneo. Gaza City è perfino più affollata di New York.

Blinken sapeva che i consiglieri più stretti di Netanyahu presenti nella stanza erano sfumature diverse di Bibi. Gallant è un falco, politico ma più malleabile. Anche il capo dell’IDF Herzi Halevi è un falco, però è ragionevole. Ma quanto sarebbe stata ragionevole una leadership profondamente traumatizzata come quella israeliana?

Netanyahu aveva una risposta pronta alla domanda di Blinken. «Istituiamo un corridoio umanitario» disse. «Li portiamo tutti in Egitto e li lasciamo lì.»

Blinken era scioccato. Fin dall’inizio era stato dolorosamente chiaro che gli Stati Uniti e Israele non avrebbero visto la situazione allo stesso modo. Ma buttar fuori tutti i palestinesi da Gaza per farli andare in Egitto? Era quello il piano? Blinken sapeva che al-Sisi, il leader egiziano da quasi dieci anni, si sarebbe indignato. Non avrebbe voluto né accettato centinaia di migliaia, se non un milione, di profughi palestinesi.



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